giovedì 28 novembre 2013

I videogiochi, il mezzo di comunicazione del prossimo futuro

C'è qualcosa di magico nei videogame. Sono ancora un aspetto marginale della nostra cultura e secondo il sentire comune, nonostante le palesi smentite dei dati di vendita che parlano di un pubblico adulto,   ancora tipici dell'intrattenimento da giovani e giovanissimi.

Non sono mistificati come lo è, per esempio, il cinema. Inoltre, mentre il cinema, e perfino la letteratura, sono media influenzati frequentemente da scopi quali il successo e il guadagno, i videogame sono ancora il selvaggio west dell'economia di massa. E la mistificazione non è intesa negativamente, bensì come una via verso la familiarizzazione del medium e il conseguente potenziamento del valore espressivo, che cresce tanto più quanto più si allarga il pubblico di spettatori o giocatori.

È questa l'opinione espressa da Marc Ecko, guru della moda da 1 miliardo di dollari all'anno, intrappolato dal fascino del mondo dei videogame a tal punto da dichiarare di volersi impegnare ancora più seriamente nell'affascinante esperienza.
Il videogioco, come medium, è ancora tutto da esplorare e i più impavidi indicheranno la strada a chi arriverà dopo.

Siamo, insomma, ancora in tempo per pensarlo e inventarlo come a un medium d'espressione allo stesso modo dei film e della letteratura, solo diverso nella forma espressiva.
L'industria di giochi commerciali, prosegue Ecko, punta ad assomigliare all'industria hollywoodiana, mentre i produttori di giochi indipendenti hanno ancora la possibilità di puntare a nuove tecniche di gioco e a nuovi soggetti, nel tentativo di far breccia tra le grandi case.
E un grande ventaglio di possibilità si dispiega davanti a noi: così come il medium del film è usato a scopi commerciali, artistici e perfino casalinghi ed educativi, anche il videogioco è bene che esplori tutti questi particolari canali.

Che sia per aiutare il marcato, che sia per ampliare le proprie possibilità a forza di tentativi, è un mondo da incoraggiare e esplorazione è la parola d'ordine.
Una strada da percorrere è quella che conduce il videogioco lontano dal mondo dell'intrattenimento schietto. Ecco che la noia diventa fondamentale in quello che potremmo definire il gioco serio, o educativo.
Si tratta di giochi che addestrano soldati e i dipendenti di società, educano gli studenti di liceo, aiutano i diabetici a gestire lo zucchero nel loro sangue, persuadono i clienti a comprare prodotti e servizi.
E, sottolinea Ecko, i giochi seri hanno un importante ruolo nel far maturare il questo nuovo medium, non perchè addestrano, educano o informano, ma proprio perchè lo rendono più noioso. In una parola, demistificato.
Nel senso che occorre allargare la sfera di persone a cui il gioco fa riferimento rendendo familiare il medium, facendo vedere ciò che rimane dietro le quinte.
Se Casablanca può essere interpretato come un'esplorazione dei sentimenti di amarezza e di compassione portato all'attenzione di un pubblico pressoché illimitato, il videogioco può diventare il Casablanca del nostro medium futuro.

Autrice: Serena Patierno

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