giovedì 28 novembre 2013

Chagall e la Bibbia in scena a Genova

da Whipart

14 luglio 2004


25 Aprile - 25 Luglio
Museo Ebraico
Via Bertora, 6
domenica - giovedì: ore 10.00-19.00
venerdì: ore 10.00-17.00
chiusura: sabato e festività ebraiche (26-27 maggio)
tel. 010 887763 fax 010 8461006


"Tu, piccola mucca, nuda e crocefissa, tu sogni in Paradiso. Il coltello lampeggiante ti ha fatto salire in cielo". Chagall spesso ricorda e recita questo antico rito sacrificale ebraico che accompagna l'uccisione del bestiame, e che da bambino ascoltava dal nonno macellaio.

Durante tutta la sua infanzia, episodi biblici, animali, riti e cerimoniali, spirito religioso e mistico, figure di musici e violini, si radicano e si sviluppano in ambienti pervasi da tradizione e familiarità, costruendo la sua mente e popolando la sua fervida immaginazione.
La comunità ebraica, della quale Chagall fece parte, è determinante nella formazione dell'uomo e dell'artista, che in seguito si dedicherà con passione alla rappresentazione della Bibbia, suo primo patrimonio culturale.
Le illustrazioni di quest'ultima nascono nella sua intimità - egli infatti le aveva vissute con la fantasia dell'infanzia - ed esibiscono molte delle tematiche che gli furono più care, dal racconto della quotidiana convivenza con gli animali domestici - ritratta con tenerezza e solennità - agli amanti, ai musicisti e agli angeli.

La Bibbia, a lui così familiare perché scenario di giovinezza, cultura, rito, sogno, credo e misticismo, rappresenta un terreno su cui muoversi, più che un oggetto da studiare o da scoprire: un terreno da fecondare con l'inventiva e con il sogno, il quale si declina come realtà "altra", che di continuo si interseca con quella ordinaria, esaltandola, approfondendola e aprendola a inaspettati spazi di ampio respiro.

Oltre 100 tele, divise in quattro sezioni tematiche, danno vita alla mostra di Genova: "Le origini", "Il messaggio biblico", "Le grandi figure e la Pasqua", ed infine "La Bibbia". Questa suddivisione permette di ripercorrere, sin dalle sue "origini" (prima sezione tematica), il filo conduttore della mostra: l'intimo dialogo fra l'artista e i temi a lui cari, fra cui anche i personaggi del circo e le immagini dell'infanzia a Vitebsk. Al "Messaggio biblico" appartengono invece le opere realizzate fra il 1955 e il 1966, diciassette quadri che si riferiscono esclusivamente ai primi due libri della Bibbia, tra i quali emergono le cinque splendide tele ispirate al Cantico dei Cantici, eseguite in cinque diverse tonalità di rosa.

Segue la sezione "Le grandi figure e la Pasqua", nella quale sono esposte pitture dedicate alle più importanti figure bibliche, da Abramo a Mosè, archetipi dell'umanità intera e del suo rapporto col divino. Nella sezione "La Bibbia", sono raccolte invece tutte le tempere che, commissionate da Ambroise Vollard, l'artista dipinse in seguito ad un viaggio in Palestina, nella primavera del 1931: immerso in un'atmosfera per lui commovente, Chagall vide paesaggi e visitò luoghi sacri che influenzarono profondamente il suo linguaggio pittorico. Caratteristiche di questo periodo sono, per esempio, la minimizzazione della descrizione di ambienti e figure, e il recupero di una raffigurazione primitiva.

Ognuna delle opere in mostra possiede il particolare tratto appassionato di Chagall, il quale amava tradurre i fatti e le cose in metafore, universalizzando i temi e i personaggi. Poté così realizzare quadri fortemente simbolici, che, pur radicandosi nella sua intimità - portando con sé figure, ricordi, memorie e nostalgie personali - si astraggono, prestandosi a significazioni di vasta portata: dalla sofferenza di tutti gli uomini, simboleggiata dal Cristo, all'amore nella sua universale rilevanza.










da Whipart

Il David si mette in mostra

Serena Patierno - 01.06.2004 - Whipart

A conclusione di un accurato lavoro di pulitura durato un anno, una delle più celebri sculture del Rinascimento, il David di Michelangelo Buonarroti, si offre nuovamente agli occhi degli appassionati, proponendosi in condizioni ottimali nella ricorrenza del cinquecentenario della sua realizzazione, che cadrà il prossimo 8 settembre. L'opera ha subito un attento restauro di tipo conservativo, che ha permesso di rimuovere le imperfezioni e le macchie del suo marmo, evidenziandone, con rinnovato splendore, la bellezza.


Commissionata a Michelangelo dalla Repubblica Fiorentina nel 1501, l'opera fu portata a termine nel 1504, e, subito largamente ammirata, fu collocata in Piazza della Signoria, non senza il consiglio di un'apposita commissione formata da celebri artisti fra cui anche Botticelli e Leonardo da Vinci. Lì rimase fino al 1873, quando, per preservarne l'integrità, fu deciso che fosse spostata all'interno dell'Accademia delle Belle Arti, in cui tuttora si trova. Emanano dal celebre David forza e ira, prestanza fisica e coraggio, bellezza selvaggia e allo stesso tempo pura, secondo una mescolanza che caratterizza molte delle opere michelangiolesche, testimonianza di un singolare intreccio di misticismo cristiano e cultura pagana.
Opera rappresentativa dell'arte rinascimentale, eppure non priva di convenzioni medievali - fra cui la distinzione tra il lato destro e il sinistro, il primo sereno in quanto protetto dal divino, il secondo vulnerabile e movimentato, esposto al male -, la sculura è esaltazione della forza del corpo umano e dell'orgoglio, trasposti nel motivo del Davide biblico che, vestito solo dello sguardo superbo che illumina i suoi occhi e che è sufficiente a glorificarne la dignità, si accinge ad affrontare il gigante Golia.
Il corpo colto in movimenti atletici tali da evidenziarne la prestanza, le sue splendide proporzioni, il vigore della muscolatura, sono alcuni dei motivi ricorrenti in Michelangelo, persino nelle strutture impersonali dell'architettura, nella quale, infatti, egli dichiarava di trovare richiami a quell'anatomia umana di cui fu perfetto conoscitore. La bellezza del corpo, nonostante l'atmosfera combattuta che regnava nel suo tempo, in cui ancora lo spirito medievale con il suo teocentrismo non era del tutto tramontato, è rappresentata con forza nella sua contraddizione, nell'unione di elementi divini e bestiali, elemento di sofferenza e mezzo di ascensione contemplativa. Il bello diventa celebrazione del creato e mezzo di ascesa al cielo, che non si compie più attraverso il pentimento e l'umiliazione, bensì con una contemplazione che non escluda l'essenza carnali dell'uomo, rappresentata dal nudo.

Così, mentre Savonarola con prediche infervorate e misticismo imbevuto di terrore, infiammava le anime devote di Firenze, e predicava un'arte edificante e assoggettata alla religione, Michelangelo concepiva e realizzava opere come il Bacco e, poco dopo, il David, esaltando un'arte che si apre alla contemplazione di una bellezza e di un'armonia del tutto umane, emananti sì dal divino, ma recanti in sé anche gli aspetti più negativi e materiali della creazione. L'arte di Michelangelo, in questo senso, mostra l'uomo come un microcosmo carico di ogni caratteristica del creato, della bellezza e della virtù, come della natura animalesca legata alla sua materialità.

I videogiochi, il mezzo di comunicazione del prossimo futuro

C'è qualcosa di magico nei videogame. Sono ancora un aspetto marginale della nostra cultura e secondo il sentire comune, nonostante le palesi smentite dei dati di vendita che parlano di un pubblico adulto,   ancora tipici dell'intrattenimento da giovani e giovanissimi.

Non sono mistificati come lo è, per esempio, il cinema. Inoltre, mentre il cinema, e perfino la letteratura, sono media influenzati frequentemente da scopi quali il successo e il guadagno, i videogame sono ancora il selvaggio west dell'economia di massa. E la mistificazione non è intesa negativamente, bensì come una via verso la familiarizzazione del medium e il conseguente potenziamento del valore espressivo, che cresce tanto più quanto più si allarga il pubblico di spettatori o giocatori.

È questa l'opinione espressa da Marc Ecko, guru della moda da 1 miliardo di dollari all'anno, intrappolato dal fascino del mondo dei videogame a tal punto da dichiarare di volersi impegnare ancora più seriamente nell'affascinante esperienza.
Il videogioco, come medium, è ancora tutto da esplorare e i più impavidi indicheranno la strada a chi arriverà dopo.

Siamo, insomma, ancora in tempo per pensarlo e inventarlo come a un medium d'espressione allo stesso modo dei film e della letteratura, solo diverso nella forma espressiva.
L'industria di giochi commerciali, prosegue Ecko, punta ad assomigliare all'industria hollywoodiana, mentre i produttori di giochi indipendenti hanno ancora la possibilità di puntare a nuove tecniche di gioco e a nuovi soggetti, nel tentativo di far breccia tra le grandi case.
E un grande ventaglio di possibilità si dispiega davanti a noi: così come il medium del film è usato a scopi commerciali, artistici e perfino casalinghi ed educativi, anche il videogioco è bene che esplori tutti questi particolari canali.

Che sia per aiutare il marcato, che sia per ampliare le proprie possibilità a forza di tentativi, è un mondo da incoraggiare e esplorazione è la parola d'ordine.
Una strada da percorrere è quella che conduce il videogioco lontano dal mondo dell'intrattenimento schietto. Ecco che la noia diventa fondamentale in quello che potremmo definire il gioco serio, o educativo.
Si tratta di giochi che addestrano soldati e i dipendenti di società, educano gli studenti di liceo, aiutano i diabetici a gestire lo zucchero nel loro sangue, persuadono i clienti a comprare prodotti e servizi.
E, sottolinea Ecko, i giochi seri hanno un importante ruolo nel far maturare il questo nuovo medium, non perchè addestrano, educano o informano, ma proprio perchè lo rendono più noioso. In una parola, demistificato.
Nel senso che occorre allargare la sfera di persone a cui il gioco fa riferimento rendendo familiare il medium, facendo vedere ciò che rimane dietro le quinte.
Se Casablanca può essere interpretato come un'esplorazione dei sentimenti di amarezza e di compassione portato all'attenzione di un pubblico pressoché illimitato, il videogioco può diventare il Casablanca del nostro medium futuro.

Autrice: Serena Patierno

Sony annuncia il suo mondo virtuale

 
La casa giapponese lancerà in autunno Home, che permetterà via PlayStation 3, di socializzare in ambiente 3D come in Second Life
 
SAN FRANCISCO (USA) – Il successo dei mondi virtuali e tridimensionali online è solo all'inizio: il precursore Second Life, che per ora resta comunque quello di maggior successo, è destinato ad avere molti rivali e non solo su Pc, ma anche su console. Infatti, Sony sta per rilasciare la sua versione ideata per la Playstation 3. Arriverà in autunno, si chiamerà Home e si presenterà come un servizio gratuito offerto agli utenti. Lo racconta Phil Harrison, presidente di Sony Computer Entertainment's, a CNet .
COME FUNZIONA – Il mondo 3D di Home è un social network popolato da avatar – personaggi virtuali che rappresentano i giocatori – a cui è offerto uno spazio gratuito per il dialogo e la socializzazione. I personaggi, caratterizzabili a scelta dal giocatore, si incontrano in uno spazio pubblico chiamato Central Lobby e là danno il via alle loro attività che, come in Second Life, sono affidate alla fantasia degli utenti e stimolate da un ambiente confortevole e esteticamente eccellente grazie alle ottime potenzialità grafiche della console di Sony. L'idea di Home è anche quella di amplificare le possibilità comunicative già offerte dal network di Ps3: si può avere un dialogo attraverso la chat testuale, video o audio. Ma non si punta a innescare un processo creativo gestito solo dagli utenti. Infatti, in questo mondo non è permessa la libera creazione di contenuti, aspetto che invece rappresenta il cuore di altri mondi virtuali. Gli ideatori hanno optato per un maggior controllo degli ambienti perché intendono garantire la piacevolezza e l'accoglienza a ogni costo. Insomma, negli spazi privati si tollera tutto, ma in quelli pubblici la mano dei moderatori si fa più invadente.
SONY SI RILANCIA – Home rappresenta per Sony uno sbocco per l'esigenza di buttarsi nella nuova generazione dell'intrattenimento. Esigenza pressante, un po' per le opportunità effettivamente in ballo, un po' per dare una spinta al mancato decollo della sua Ps3, che ha sofferto viste le vendite che languono al di sotto del previsto e il mancato superamento delle eterne rivali Wii e Xbox360. Ma Sony non si ferma qui: annuncia nuovi giochi con tutte le carte in regola per richiamare l'attenzione del mercato: LittleBigPlanet, per esempio, che ricorda l'attesissimo Spore di Electronic Arts, in cui si possono creare mondi ed esseri animati multiformi - e non solo antropomorfi - e vedere la loro evoluzione.
Serena Patierno
09 marzo 2007

I giochi del 2008! Aguzzate la vista prima di perderla

Che cosa riserva il nuovo anno agli appassionati di videogame? Lo svela il Guardian, che fa una panoramica dei migliori titoli in arrivo per Pc e console. Da The Agency a Left 4 Dead fino a Super Smash Bros Brawl ce n’è per tutti i gusti.
Il 2008 sarà un anno ricco di novità videoludiche. Il settore va forte e i produttori si danno da fare a sfornare titoli di ogni genere, dalle avventure online ai classici agli sparatutto in prima persona. Da Blizzard a Sony, ognuno riserva una sorpesa. E il Guardian ha selezionato le migliori promesse. Il più agguerrito sembra essere The Agency, un videogioco che offre la possibilità di affrontare le avventure online, con la collaborazione – o l’intralcio – di altri utenti sparsi per il mondo. Per Pc e per PlayStation 3, ogni giocatore può vestire i panni di un agente segreto dei giorni nostri e affrontare impavido le sfide che gli si presentano grazie a travestimenti, viaggi, intrighi e scaltrezza.
Per gli appassionati del genere horror, invece, è in arrivo Left 4 Dead, di Turtle Rock. Zombie, villaggi abbandonati, cimiteri e atmosfere da brivido piene di azione e anche violenza. La trama si svolge in un mondo post apocalittico di grande impatto visivo e psicologico, con luoghi abbandonati e in rovina popolati da esseri inquietanti e da zombie (per Pc e Xbox). Per la Psp arriverà un nome che ha incuriosito molto gli appassionati: parliamo di Patapon, dalla grafica semplice e originale. Sony in questo titolo si dedica ai ciclopi che si scontrano con varie difficoltà e per avanzare di livello occorrerà non solo conoscere simpatiche combinazioni di termini chiave, ma anche allenare bene le dita.
Altra grande promessa dalla grafica affascinante è Prototype, della Radical Entertainment per Xbox, Ps3 e Pc. Un’avventura in prima persona da vivere nella città di New York. L’azione, aperta a ogni possibilità, vede il giocatore in grado di muoversi liberamente, perfino in altezza – scalando per esempio i grattacieli – per dirimere le maglie di una intricata cospirazione. Molto atteso StarCraft II, in cui Blizzard punta sempre sui cardini del successo del primo capitolo – semplicità e giocabilità – aggiungendo solo nuove possibilità, caratteristiche, edifici e migliorando notevolmente la grafica. Insomma, Blizzard pare certa che il mondo extraterrestre in cui gli umani si trovano a combattere contro gli alieni abbia ancora molto da offrire agli appassionati del genere.
Fra i tanti non si può non citare Super Smash Bros Brawl, il titolo di Nintendo dedicato alla Wii. Il mitico Super Mario Bros rivive un’avventura leggendaria fatta di scontri corpo a corpo, di incantesimi e sfide a sorpresa. L’amato Mario lancerà tartarughe e palle di fuoco ma in arene sempre diverse, variopinte e dalle belle prospettive. E’ giocabile anche in 4 e fa gola a tutti gli amanti della popolare console che fra i tanti pregi ha anche quello di far fare sport ai pigri.
Articolo
Autore: Serena Patierno
Fonte:Visionpost

Scegliere un prodotto e un servizio: quanto Internet influenza gli acquisti e in quali settori maggiormente?

di Serena Patierno
Consigli per gli acquisti: una volta c’erano le pubblicità in tv che con i loro slogan martellanti indirizzavano le spese dei consumatori. Oggi lo shopping è diventato più articolato e in un certo senso anche più complesso a causa dell’abbondanza dei prodotti e anche della voglia di essere protagonisti della propria scelta, subendo di meno l’influenza dei media.

L’internet con la sua natura interattiva è il medium ideale per avallare questa tendenza. Un rapporto del Pew Internet & American Society Project, uno dei più importanti centri di ricerca diedicati all’impatto sociale della rete, il ruolo che il web ha nelle loro scelte, intervistando telefonicamente 2.400 americani fra agosto e settembre del 2007.

Quanto emerge è che nel mondo dello shopping internet conta ancora relativamente poco. Tuttavia ci sono dei settori in cui ha un maggiore impatto sulle scelte e un ruolo informativo di rilievo. Nell’acquisto della musica per esempio: il 56 per cento degli intervistati ha usato la rete per raccogliere informazioni e compiere così una spesa più consapevole. 

Tuttavia solo il 7 per cento di loro ha ammesso di aver tenuto di maggior conto i dati emersi dalle navigazioni rispetto a quelli raccolti offline. Infine, il 22 per cento ha acquistato musica online e solo il 5 per cento ha poi condiviso pareri nei siti dedicati al social rating, ovvero alla valutazione fatta dagli utenti che hanno provato il prodotto.

Anche il mercato immobiliare non se la cava male: il 49 per cento degli intervistati ha ammesso di usare la rete per orientarsi nell’acquisto, cercando con comodo dalla propria poltrona fra le migliaia di annunci quello più di proprio gusto. E l’11 per cento ha dichiarato di aver dato maggiore importanza alla ricerca online rispetto al resto dei risultati. Solo il 4 condivide i propri pareri post-acquisto.

Il telefono cellulare è il terzo tipo di prodotto analizzato: in questo caso il 39 per cento usa la rete per l’orientamento, il 10 per cento si fida di più di internet che del negoziante e il 12 completa il proprio acquisto online. Solo il 3 per cento partecipa al social rating.
 
ConclusioniIl mondo della musica è di certo più favorito nella rete in quanto è un prodotto che circola sempre di più in versione digitale giacchè proprio in questo formato si presta a essere facilmente trasferito da un apparecchio all’altro (pc, lettore, altri supporti). Inoltre, difficilmente un negozio dà qualche valore aggiunto: i venditori svolgono sempre meno il ruolo dell’esperto e sempre più quello del commesso che mette in ordine e batte cassa. Si riduce, grazie alla rete, anche il burrone fra consumatore e artista. Quest’ultimo ha a disposizione innumerevoli modi per interagire, presentarsi, invogliare a propria discrezione.

Autore: http://www.visionpost.it
Data di pubblicazione: 23/05/2008
BusinessOnline.it - Creative Commons Attribution-Noncommercial-Share Alike 2.0 Generic

Viaggiare in autostop Ora c' è Roadsharing

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Pubblicato nell'edizione del 8 agosto 2008

di SERENA PATIERNO

Se affrontare un viaggio in autostop equivale a libertà, avventura ma anche rischio, è bene sapere che esiste Roadsharing (www.roadsharing.com): un servizio che mette in comunicazione i viaggiatori di tutto il mondo che offrono o che accettano un passaggio in macchina. Il sito funziona come un vero motore di ricerca, che permette di visualizzare un elenco di tragitti a cui aderire - dividendo le spese - o crearne di nuovi. Roadsharing non è l' unico servizio di questo genere ma è il primo tutto italiano e allo stesso tempo internazionale: è, infatti, disponibile in cinque lingue.
Patierno Serena

sabato 30 marzo 2013

Il sidro in Israele: breve storia di un giovane amore

Il sidro in Israele: breve storia di un giovane amore

Fonte: Gusto Sidro

Lentamente, ma inesorabilmente, il sidro sta conquistando anche terre mai esplorate prima. Come Israele. Questo Paese, che a prima vista non offre l’ambiente ideale per la coltivazione dei meli, è invece non solo adatto ma perfino predisposto ad accogliere e far proprie tutte le esigenze e le caratteristiche della bevanda fermentata. E se prima si diceva che la birra fosse il “nuovo vino”, vale a dire la bevanda più presente sulla tavola di tutte le famiglie, ora gli israeliani dichiarano con sicurezza che invece questo posto sarà conquistato proprio dal sidro.

Un esordio sfortunato

La storia del sidro in Israele è davvero recente. Le prime bottiglie da queste parti sono arrivate a  metà anni Novanta ma hanno avuto vita breve. Il marchio di allora, Cider Hagalil, mise in vendita un prodotto forse troppo particolare, eccessivamente forte e dolce, che non era destinato a fare breccia in un gran numero di cuori. E infatti scomparve rapidamente. Ma oggi, ancor prima di attendere l’importazione, gli israeliani hanno iniziato a coltivare le proprie mele, in particolare nell’altopiano del Golan, a settentrione. Dove la terra di origine vulcanica offre tufo, basalto e minerali a volontà che rendono le mele gustose, ben bilanciate e ricche di profumi. E danno qualità anche al sidro.

Affinità elettive

In verità la coltivazione delle mele ha radici ben più antiche poiché, ancor prima dell’esplosione del vino, lassù fra le alture e gli altopiani dell’antica terra, da tempo si raccoglievano questi frutti che tuttavia parevano non avere possibilità alternative rispetto al loro utilizzo classico. Ecco che ora, invece, anche a chi s’era convertito all’uva appare pienamente la nuova e ricca opportunità: quella della conversione in sidro, la bevanda leggermente alcolica che grazie al suo sapore delicato si sta rivelando capace di impossessarsi di un ampio numero di affezionati. Si cominciano infatti già a contare diversi neofiti, a partire dal famoso kibbutz El Rom che, proprio nel Golan, attorno ai 1200 metri, già da qualche anno coltiva i propri frutti e li trasforma in due diversi tipi di sidro. Uno secco e uno semisecco. La seconda azienda a cadere davanti all’irresistibile tentazione è stata la fattoria Tura , nelle alture della regione Samaria, dove oltre al vino e all’olio si è deciso di lanciare il nuovo sidro, prodotto con mele biologiche. Terzo pioniere della nuova rotta: Denny Neilson, californiano trapiantato fra le colline di Gerusalemme dove con il suo marchio Isra-Ale produce birra, vino e ora anche sidro rifornendosi di frutta dai vicini kibbutz.

Futuro roseo, anzi dorato

Si tratta quindi più che altro di un ritorno al passato, corredato dal recupero di tradizioni e saperi, a favore di un nuovo futuro che si chiama sidro. E se ancora oggi quando si chiede a un israeliano che cosa sia quest’ultimo, è facile che ci si senta rispondere che è un certo tipo di succo di mela, qualcosa ora sta cambiando irrimediabilmente e “sidro” è già per molti sinonimo di bevanda color oro, dissetante, fresca, perfetta per le giornate assolate così frequenti a quelle latitudini. E di affari d’oro.

Mele artistiche per le strade di Mosca e altre opere di frutta

Mele artistiche per le strade di Mosca e altre opere di frutta

Fonte: Gusto Sidro
Lo scorso ottobre per le strade di Mosca sono spuntate tante mele. Si sono fatte trovare al ciglio delle strade, in mezzo ai lampioni, sui marciapiedi. Da un giorno all’altro come se nulla fosse: erano metallizzate o opache, rosse, gialle, argentate, multicolore. Lì ferme a occupare uno spazio tutto loro, rubato alla routine della metropoli e all’indistinto ammassarsi di oggetti qualunque che si dipanano nello spazio cittadino. Erano lì per stupire e ci sono riuscite. Grazie al loro creatore Alessandro Gedda, un artista dalla grande versatilità che sta diventando sempre più internazionale. Che le ha messe in scena durante la moscovita settimana del Design, manifestazione che ha raccolto i protagonisti internazionali del design grafico, fashion e industriale.

Come delle mele a Mosca

Mosca non è una città qualunque. Vi si respira la storia, quella importante e grandiosa. Ed è ricolma, anzi straboccante, di una personalità solo sua, con i suoi spazi giganteschi e maestosi, con i suoi lussi scintillanti, con le sue differenze sociali e contraddizioni laceranti. Eppure perfino una metropoli così, dove 18 milioni di persone pullulano ogni giorno e i monumenti sono così vivi che pare respirino, esiste la monotonia del quotidiano. E l’artista Gedda proprio quella voleva lacerare spargendo le sue mele. Ben 50 giganteschi pomi di due metri d’altezza, così particolari da brillare di luce propria. Ma perché a spuntare come funghi, notte tempo, sono state proprio le mele? Semplice: le mele sono capaci di dar luogo a un abbraccio cosmico. Uno stare insieme di tutte le persone in un unico simbolo ancestrale e presente nella maggior parte delle culture. E le vigorose pennellate di Gedda le rendono ancora più coinvolgenti, fra il color oro a ricordare la dea Afrodite, la più bella, e il rosso e il giallo e il nero, e tutti i colori che ci ricordano le energie primordiali della natura espresse in segni vigorosi tanto quanto le forze che regolano l’universo: la gravitazione, le forze nucleari, l’elettromagnetismo. E poi tornando dall’universo al piccolo mondo umano, ce n’è per tutti: con le sue mele si va dai luoghi simbolo della nostra cultura come New York, alla falce e martello. Dalle cupole o minareti, alle firme, i fiori, le date, i graffiti.

La geometria della frutta

Ma il frutto proibito non ha ispirato solo Alessandro Gedda. Sakir Gökçebag, fotografo turco largamente apprezzato nel mondo, si lascia affascinare da frutta e verdura in genere. Eppure per la mela ha sempre un occhio di riguardo. La ritrae come un solido geometrico qualsiasi, da scomporre e ricomporre a piacimento, cercando coincidenze perfette e stupefacenti. È un po’ questo il senso della raccolta fotografica di Gökçebag, che trasforma fagiolini e cocomeri, peperoncini e mele in codici a barre, scacchiere astratte, rombi, cerchi, raggiere strappandoli dal loro ambiente e dall’interpretazione del senso comune. In una frase: facendone strumenti artistici.
Le mele: la precisione meticolosa del taglio e la mano ferma nella composizione sono i segreti di questo artista che non manipola in nessun modo le sue foto ma ricorre solo alla sua arte concreta, fatta di coltello e fantasia. Le sue mele a metà formano cerchi e quadrati perfetti e perfino quadrati nei quadrati. Oppure, e qui occorre una maniacale cura del dettaglio, creano degli insiemi tanto coesi da sembrare un unico frutto. E invece sono tanti pezzi di mela tagliati in modo da coincidere al millimetro con gli altri e da compattarsi in modo perfetto.

Florent Tanent e la frutta impensata

Il fotografo francese Florent Tanent è un’altra (piacevole) vittima del fascino della frutta. La mette in posa come una bella modella e la rende affascinante così come non era mai stata prima. In una parola la mette in scena e fa vedere a tutti che esistono carote e zucchine, mele e peperoni, cipolle e limoni visibili anche da un’altra prospettiva. Mele sbucciate a metà si trasformano da semplice esemplare di frutto a morbida evocazione dell’atto si spogliarsi e lasciar intravedere il proprio lato più indifeso. Pomi che si incastrano e si trasformano in qualcos’altro, forse un bruco, forse un serpente. Queste metamorfosi hanno animato l’esibizione di Parigi A Colorful Winter che a fine gennaio ha ravvivato i grigiori dell’inverno con i suoi giochi di scale, sia di colori che di grandezze, per una serie di nature morte che si ribellerebbero a sentirsi chiamare così. È nondimeno raro vedere un’arte tanto viva. Ma la frutta, che evoca l’umiltà del quotidiano, e che per eccellenza è esempio di natura morta, termine coniato durante il Rinascimento proprio per indicare il ritratto di oggetti inanimati, nell’arte contemporanea muta. Da umile decorazione pian piano nel tempo s’è trasformata facendosi carico di un’infinità di simboli, dal caduco all’eterno e al vitale, dalla bellezza alla corruttibilità. Fino ad arrivare all’arte contemporanea dove, spogliandosi con un colpo di mano improvviso, può anche presentarsi in tutta la sua semplice bellezza e irrompere solo grazie a se stessa facendo a meno di complesse allegorie.

sabato 23 febbraio 2013

Interessi pubblici e vizi privati della drug industry


Interessi pubblici e vizi privati della drug industry

L'industria farmaceutica accusa un altro colpo. Questa volta a essere coinvolta in uno scandalo è la Abbott, a causa delle sue strategie di corteggiamento con i medici. Ma in generale la vicenda riporta l'attenzione sulla lobby farmaceutica e gli interessi troppo privati.
Fonte: Ferpi

21/02/2006, Notizie RPCommenti
Una delle più grandi aziende del settore al mondo, la Abbott Laboratories, è in difficoltà per aver permesso ai suoi medici alcune frivole agevolazioni in diverse attività di svago, fra cui corse di cani, lapdance e biglietti per Wimbledon.

La ABPI Association of the British Pharmaceutical Authority, che sorveglia il settore, ha sospeso la società per sei mesi perché non avrebbe rispettato il codice deontologico, permettendo il rimborso di spese non riconducibili all'attività dell'industria stessa.
Il codice prevede infatti che le uniche agevolazioni debbano riguardare contesti di studio, educazione o ricerca; e la Abbott ammette alcuni episodi di trasgressione delle regole.
Il colosso farmaceutico annuncia che saranno presi presto provvedimenti, e che alcuni lavoratori coinvolti negli scandali saranno persino allontanati.
Un articolo del Guardian spiega nel dettaglio quali sono state le occasioni di facilitazioni indebite di cui la nota società è accusata e riapre un tema delicato e spinoso.
Serena Patierno - Totem

Al videogioco della chimica


Al videogioco della chimica

Pubblicato da franco carlini su 31 maggio, 2007
serena patierno
Anshul Samar, alla conferenza Tiecon 2007 che si è svolta a Santa Clara in California, ha rubato la scena ai grandi della Silicon Valley. Nulla di insolito, se non fosse che lui ha solo 13 anni ed è incredibilmente sicuro del fatto suo. La sua start-up, http://www.elementeo.com, vuole realizzare il sogno di tutti gli studenti del mondo: l’istruzione divertente. Per concretizzare l’idea Samar ha pensato di ricorrere ai videogame e il risultato è un gioco di ruolo che parla di chimica, materia di solito poco amata. Chiede infatti una memoria di ferro e allenarla non sempre è facile perché richiede costanza e tanto tempo libero. Ma se si pensa a quale attività i ragazzi – ma non solo – sono soliti dedicare gran parte del loro tempo saltano subito in mente i videogiochi. Perché non crearne uno, dunque, che tratta proprio di chimica? Un esercito di elementi chimici che si animano e si scontrano gli uni con gli altri. Gli eserciti sono composti a scelta dell’utente e, per essere campioni, bisogna tenere sempre un occhio rivolto alle possibili combinazioni che potrebbero avere luogo sul campo di battaglia. Ogni elemento della tavola periodica, scontrandosi con gli altri, può generare fenomeni naturali. Per esempio, la ruggine. Basterà usare la carta ossigeno se qualcuno ci attacca con la carta ferro. Elemento.com attualmente, attende di accumulare 2.500 ordini prima di cominciare a distribuire il prodotto. Ma non finisce qui: Samar sembra abbia un piano di salvataggio per le altre materie scolastiche tra le più ostiche – o che comunque si prestano a essere il tema di intrattenimenti digitali – come la matematica e la biologia.

Olimpiadi cinesi: le rp si rimboccano le maniche


Olimpiadi cinesi: le rp si rimboccano le maniche

I giochi olimpici del 2008 rappresenteranno per le aziende rp di Pechino un'ottima opportunità di crescita. Lo rivela una ricerca universitaria portata a termine di recente.
Fonte: Ferpi

29/11/2006, Notizie RPCommenti
Il business delle rp diventa sempre più importante anche in Cina. A confermarlo il capo dell'associazione China international public relations, Li Daoyu. Sebbene sia ancora lungi dallo sfiorare le imponenti cifre del mercato americano - più di dieci miliardi di dollari fra Usa e Regno Unito - si tratta comunque di un settore in forte ascesa: nel 2005 è cresciuto del 33 per cento rispetto all'anno precedente. Ma sarà il 2008 l'anno dei grandi cambiamenti, ne sono convinti molti professionisti che operano nel campo. E saranno le Olimpiadi di Pechino a dare la svolta.
A rivelarlo uno studio della Communication University of China, che ha preso in considerazione le società per le pubbliche relazioni di centri importanti come Pechino, Shanghai, Chengdu, Guangdong e Changsha. Il 67,2 per cento dei professionisti interpellati è ottimista per il futuro delle rp cinesi all'indomani dei giochi olimpici, e solo il 9,4 per cento non considera l'evento una grossa opportunità. Il 49,2 per cento degli intervistati si trova d'accordo nel dire che l'industria delle relazioni pubbliche migliorerà nei prossimi anni, il 31,7 ne è addirittura fortemente convinto, mentre solo una stringata percentuale si distingue: solo l'1,6 disapprova l'aspettativa di crescita.
"I giochi olimipici sono un evento grandioso, e attraggono l'attenzione di tutto il mondo - spiega David Liu, direttore manageriale di una delle aziende leader a livello mondiale per le rp - e bisogna darsi da fare". Le forze e le strutture coinvolte sono tante. Da una parte c'è il comitato di organizzazione dei giochi, che si aspetta di mostrare al mondo un altro volto della Cina, forte delle grandi potenzialità di questo Paese, e dall'altra ci sono gli sponsor, che sperano di far conoscere meglio e di più i propri nomi. Il matrimonio felice sembra possibile.
Serena Patierno - Totem

Oltraggio alla Catalogna



Oltraggio alla Catalogna

videogame


Spagna Molte ombre sulla guerra di Spagna in versione videogame

29 novembre 2007 - Serena Patierno
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
Ventiquattro luglio 1938: le truppe repubblicane cercano di impegnare i nazionalisti per distoglierli dall'agonizzante Catalogna. Scontri duri, che terminano con il ritiro delle prime al di là dell'Ebro. Siamo in Spagna, negli anni della guerra civile che ha portato al potere Francisco Franco. Ma siamo anche in una delle possibili ambientazioni proposte dal videogioco Shadows of War, appena uscito nel mercato iberico e già materia scottante di polemiche sul dubbio buon gusto di chi ha deciso di proporre svago nutrendosi dei tragici eventi di quegli anni.

Il gioco è strategico e propone, a scelta, il comando delle forze governative o delle truppe che con un colpo di Stato hanno portato al lungo periodo dittatoriale. Naturalmente, però, la storia può cambiare il suo corso e Franco può fallire. Le problematiche da affrontare includono, oltre alla scelta delle tattiche di guerra e guerriglia, la gestione di limitate risorse di truppe, di oro e di carburante.

Chi l'avrebbe mai detto che un mondo di pixel potesse scatenare un dibattito nazionale fra forze politiche di ogni schieramento, cariche di motivi per spaventarsi? Armi in spalla, elmetto in testa e spirito di avventura sono protagonisti di una serie di intrattenimenti videoludici in cui, a contarne il numero, ci si perde. Ma se di storia si tratta, può succedere che la levità del giocatore lasci improvvisamente il campo a un agguerritissimo scontro interpretativo. Ed è quello che sta succedendo al di là dei Pirenei da quando sugli scaffali dei rivenditori è apparso il titolo. Apparentemente innocuo, nasconde infatti - o quanto meno suscita - questioni morali di una storia non ancora assorbita, troppo vicina per essere guardata con occhi distaccati e troppo dolorosa per accettare che qualcheduno abbia voglia di vestire i panni delle truppe franchiste e farle vincere, ancora.

E di occhi distaccati, nella folla di polemiche esplose, se ne sono incontrati pochi. La questione l'ha inquadrata bene il New York Times parlando con esponenti di diversi blocchi politici e categorie sociali. Certo, nessuno batte ciglio per i tanti titoli che propongono scontri storici fra qualunque popolo della Terra. Persino della cruenta Seconda Guerra mondiale si parla a iosa. Trivialità, sangue, giustizieri sommari, stragi. Tutto vero, e, nel caso di Shadows of War, tutto rivisitato in un modo che, per quanto esso abbia la pretesa dell'imparzialità, offende. Non solo la parte politica che rappresenta con orgoglio coloro che credono nella liberazione dalla dittatura, ma anche quella degli avversari conservatori.

Da una parte, tocca i nervi di persone che ancora risentono della perdita dei propri cari. Carlota Leret, figlia di un combattente giustiziato dalle truppe franchiste, ha dichiarato: "Il gioco in questione non serve a ricostruire alcuna memoria storica, ma solo a banalizzare morte, tirannia e violenza". Dall'altra, coinvolge conservatori come Manuel Contreras, editorialista di Abc, che esprime sdegno per un argomento adatto solo a rendere più profondo lo strappo che spacca ancora in due la Spagna, alle prese con una rivisitazione storica avviata da Zapatero e dalle sue proposte di legge per il risarcimento delle vittime. Il Paese è diviso dalla memoria e respira un'aria grave: "A Barcellona, durante tutte quelle ultime settimane che trascorsi là, c'era una strana sensazione malevola nell'aria - un'atmosfera di sospetto, paura, incertezza e odio velato", scriveva Orwell in Omaggio alla Catalogna. Atmosfera risvegliata oggi da un curioso appuntamento con la storia. Curioso, sì, perché scaturito da quella che è stata definita "l'industria della memoria", a cui il settore videoludico si sta abbondantemente dedicando. Anche se parlarne - sostiene il creatore del videogioco Francisco Pérez - non può fare che bene alle nuove generazioni a cui le scuole non forniscono strumento alcuno per conoscere i fatti.

Se il passato può essere riscritto anche da un videogioco, è vero ciò che si vocifera a proposito dell'universo ludico, tanto vasto e integrato nel quotidiano da essere capace di cambiare la visione del mondo. Di certo è capace di avviare dibattiti. Come è successo in Italia nel 2004, all'uscita del titolo Il Rosso e il Nero, che nulla ha a che fare con Stendhal bensì con i colori politici di partigiani e fascisti. Il videogioco, ambientato nel 1943 fra le strade di Firenze, di Pavia e di altre città teatro di battaglie per la libertà dal regime, ha avviato uno scontro mediatico sulla possibilità di interpretare il Duce in persona.

Operazione pubblicitaria “lavaggio verde”



Operazione pubblicitaria “lavaggio verde”

Un'azienda su cinque è sospettata di stilare bilanci sociali scorretti, puntando a un'informazione poco chiara e anche un po' ingannevole.
Fonte: Ferpi.it

28/02/2006, Notizie RPCommenti
Il greenwash, letteralmente 'lavaggio verde', è un'operazione pubblicitaria, anzi sarebbe meglio dire una sorta di campagna per la raccolta di consensi, sempre più in uso fra le aziende che cercano di non mostrare, o di farsi perdonare, una coscienza ambientale piuttosto sporca.

La denuncia della sua diffusione fra le aziende proviene da un articolo dell'Independent, dove si riferisce che fra le prime 100 aziende quotate alla London Stock Exchange -  la Borsa londinese -una ogni cinque mostra chiari segni di greenwashing. Nel 1987 la "World Commission on Environment and Development" aveva inquadrato lo scopo comune di uno sviluppo sostenibile. Circa venti anni dopo, occorre constatare che moltissime aziende non rispettano le pratiche di responsabilità sociale e non sono ancora in grado di fornire delle chiare documentazioni sull'impatto ambientale, sociale ed economico generato dalle loro attività.

Nel corso della passata settimana, la ACCA - Association of Chartered Certified Accountants - organismo che favorisce l'adozione di norme etiche e di governo delle imprese, ha premiato le aziende che hanno fornito i migliori documenti di responsabilità sociale, ma ha anche fatto notare l'inadeguatezza di molte altre imprese. Sembra che l'impiego ormai diffuso del bilancio sociale stia rischiando di diventare un nuovo mezzo di disinformazione.

Serena Patierno - Totem 

Una scorciatoia (illusoria) tira l'altra. Il marketing virale è già un flop?


Una scorciatoia (illusoria) tira l'altra. Il marketing virale è già un flop?

L'idea era affascinante: sfruttare l'effetto «passaparola» per veicolare messaggi pubblicitari con poco sforzo e basso budget. Ma pubblico e abitudini variano più velocemente, spiazzando spesso la programmazione del marketing
13 settembre 2007 - Serena Patierno
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
Sembrava l'uovo di Colombo: pubblicità facile, meno costosa, che si insinua senza apparire invasiva, che si riproduce attraverso il contagio nutrendosi della capacità di suscitare curiosità e simpatia. Parliamo del marketing virale, quel fenomeno che porta in rete video, immagini e motti che, a volte divertenti, a volte di dubbio gusto e sempre costruiti per carpire l'attenzione, navigano sfruttando la corrente incostante del passaparola e si diffondono in modo analogo a un virus, patologico o informatico che sia. E proprio come la bottiglia con il suo foglio arrotolato che senza vento e senza correnti marine resta in mare aperto, anche lo spot virale può non giungere mai a destinazione. Che nel suo caso sono le grandi masse.

A tirare le fila di un decennio di più o meno presunte epidemie è intervenuta un'analisi della società di ricerca Jupiter Research, che snocciola numeri tali da giustificare il termine fallimento: il 40% dei professionisti pubblicitari in attività nella grande rete cercano l'effetto virale, ma lo scorso anno solo il 15% di lanci pensati per ottenerlo ha raggiunto l'obiettivo prefissato. Di conseguenza nel 2008 l'uso di questa tattica diminuirà del 55%. Di fronte a queste cifre lo studio propone anche una nuova via, perchè il messaggio della bottiglia non vada alla deriva. Uno degli esempi storici di marketing virale è «l'esperimento Mentos», una serie di video che mostrano l'unione infausta tra le omonime caramelle e la Coca-Cola: ovvero una reazione chimica che culmina nell'eruzione della bevanda a mo' di geyser. Video di cui peraltro, esistono diverse versioni grazie alla partecipazioni di sventurate cavie che sperimentano sulla propria pelle. Divertente? Su questo si può discutere; tuttavia accattivante, tanto che l'effetto virale fu assicurato e i due prodotti (e relativi marchi) cercarono di sfruttare la popolarità di quelle produzioni amatoriali, organizzando successivamente degli eventi ad hoc. Spesso insomma sono contenuti che si mascherano da «user generated», ma per trasformare l'individuo in agente pubblicitario inconsapevole sono sufficienti anche solo una riga in calce alle e-mail, un'immagine che invogli a cliccare, una barzelletta, un tasto consiglia a un amico», un test. La ragione dei fiaschi documentati da Jupiter è tattica più che strategico. A rendere complesso un compito a prima vista piuttosto banale interviene per esempio l'inquinamento pubblicitario: il sovraccarico visivo, uditivo e cognitivo del navigatore che per le troppe distrazioni spesso opta più o meno consapevolmente per ignorare in blocco ciò che non riguarda l'obiettivo della navigazione. Ma, soprattutto, a danneggiare le campagne è la mancata considerazione del profilo individuale di chi frequenta i luoghi più fertili per l'attecchimento del "virus": i siti di network sociale, che aggregano ogni giorno milioni di persone. Quali uomini e quali donne, quali caratteristiche personali si nascondono dietro ai profili di pixel e ai personaggi virtuali? La personalizzazione, insomma, è il segreto per il futuro: i profili, persino dell'aspetto psicologico, sono probabilmente la nuova frontiera di questo tipo di marketing. E, naturalmente, ogni prodotto deve individuare il proprio obiettivo e affidare alle correnti, a seconda della direzione e dell'intensità, diverse bottiglie. Attenzione però anche al palcoscenico scelto: i siti di social networking come MySpace e YouTube, per esempio, sono in continua trasformazione proprio in virtù della loro natura e attualmente l'età media degli utenti è in discesa. E qui sta il tranello: non appena si crede di aver inquadrato il pubblico, che invece rimane sfuggente o perlomeno in continua metamorfosi, si elaborano strategie che rischiano di essere obsolete fin dalla nascita.

Attenti ad Alureon, l'ultima minaccia per Windows Xp


Attenti ad Alureon, l'ultima minaccia per Windows Xp
Il colosso di Redmond sta combattendo contro il malware Alureon, in grado di rubare i numeri delle carte di credito e di impedire l'avvio dei computer

Da Corriere.it

MILANO - Gli utenti di Windows XP sono in allerta. La causa è un insidioso malware che, per ironia della sorte, è facilitato proprio da un aggiornamento della stessa Microsoft. Se ne parla in rete da febbraio, quando la patch MS10-021 ha aggiornato gli ancora numerosissimi utenti di questo sistema operativo. È infatti in questo mese che il virus è stato in grado di raggiungere il cuore dei computer, il Kernel, per poi provocarne lo stallo totale.
IL BSOD: BLUE SCREEN OF DEATH - Lo chiamano la schermata blu della morte. È simile a quella di avvio del pc, ma in realtà è sintomo del malware chiamato Alureon o anche TDL3 Rootkit. Solo ora Microsoft interviene con dichiarazioni ufficiali, dopo essersi rinchiusa in un iniziale silenzio, cercando fra le altre cose di arginare la diffidenza verso gli aggiornamenti che periodicamente diffonde. Avverte infatti che non installarli è una scelta molto rischiosa, anche se gli effetti del virus lo sembrano altrettanto, essendo in grado di rubare username, password e numeri di carte di credito.
COME RIMEDIARE - Microsoft sta ponendo rimedio attraverso la modifica delle patch diffuse dal 16 aprile in poi. Queste ultime, le MS10-015, impediscono l'installazione dell'aggiornamento in caso di concomitanza con un rootkit o qualche altro virus in grado di compromettere la macchina. Lo scopo è di non complicare la situazione di un computer già in difficoltà, di impedire la famigerata schermata blu e di avere l'inconfutabile conferma dell'infezione. Questi interventi rimangono però preventivi ed è per questo che l'aggiornamento contiene uno strumento per esaminare il Kernel e rimuovere il malware.

Serena Patierno
19 aprile 2010

sabato 9 febbraio 2013

Red delicious, una storia lunga più di cent’anni | Gusto Sidro

Red delicious, una storia lunga più di cent’anni | Gusto Sidro:

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RED DELICIOUS, UNA STORIA LUNGA PIÙ DI CENT’ANNI

 
Rossa, soda, leggermente allungata, molto succosa e dal profumo aromatico. È la Red delicious, la mela più venduta al mondo. Tutti la mangiano ma forse non tutti sanno che può vantare più di cento anni di storia: nata per caso, divenuta famosa per vocazione e sulla cresta dell’onda grazie alle continue sorprese che riserva al suo affezionato pubblico, a cui non viene mai a noia grazie alle sue innumerevoli varietà.

Nata per caso

La mela rossa più famosa del globo è nata da un seme sconosciuto casualmente finito a ridosso di un tronco reciso di un altro melo, le cui radici insospettabilmente continuavano a sopravvivere. Siamo nel cuore degli Stati Uniti, nell’Iowa, alla fine del 1800, in un freddo clima continentale. Il signor Jesse Hiatt aveva mozzato il suo vecchio albero di Golden che sembrava ormai morto, ma quando ha visto i nuovi germogli ha deciso, incuriosito, di farli crescere e fruttificare. Qualche anno dopo, ecco la lieta sorpresa: un alberello dai pomi rosso rubino che oltre al colore invitante avevano anche un sapore delizioso.

Famosa per vocazione

La nuova mela, che chiamò Hawkeye, era così buona che il signor Jesse decise di portarla a un concorso. Fu lì che venne scoperta dal signor Clarence Stark, il fondatore del gigante Stark Bro’s che ancora oggi inventa e commercializza le più famose mele del globo. Egli la trovò talmente irresistibile che si affrettò a comprarne tutti i diritti e la ribattezzò prima Stark delicious e poi Red delicious. I talenti del nuovo frutto furono così apprezzati che Clarence fece erigere attorno al piccolo promettente albero di casa Hiatt una pesante gabbia per evitare che chiunque potesse avvicinarsi tanto da poter rubare un ramo o un seme da ripiantare chissà dove.

Sulla cresta dell’onda

La Red delicious che conosciamo oggi però non è la stessa che ha colpito il palato di Clarence Stark. Nemmeno il colore è più quello: questa mela nel frattempo ha subito numerose mutazioni spontanee. La pianta è infatti naturalmente soggetta a continui cambiamenti che si manifestano nei boccioli di uno stesso albero. Ogni fioritura, di ramo in ramo, può portare un bagaglio genetico differente. Se un ramo con un bocciolo diverso si recide e si ripianta, l’intero nuovo alberello avrà le caratteristiche genetiche mutate rispetto al tronco di origine e darà delle mele che in qualche particolare si discostano da quelle da cui è nato. Questo, non c’è dubbio, è il melo più imprevedibile che si sia mai visto e riserva continue dolci sorprese.

La mela dai mille volti

Ecco perché esistono così tante varietà di Red delicious, sia registrate che del tutto casuali e impreviste. Solo per citarne alcune, esistono la Ruby red, la Royal red, la Top red, la Starkrimson, la Early Red One e centinaia di altre ancora. La Red delicious originale di oggi, invece, è più intensamente rossa di quella che fece innamorare il signor Stark. E non è solamente un caso: si è scelto volontariamente di portare avanti, fra le tante mutazioni, quella più colorata poiché pareva essere la preferita dai compratori che associano un bel colore vivo a un buon sapore gustoso. E l’originale? Niente paura, si può ancora ottenere: è infatti conservata a Geneva, nello stato di New York, insieme alla vasta collezione di varietà di mele curata dal dipartimento dell’Agricoltura americano.

martedì 8 gennaio 2013

La nuova moda del micro-pub

Da: Gusto Sidro
Il distretto di Thanet, una provincia dell’Inghilterra sud-orientale, ha lanciato la moda del micro-pub. Ne possiede già qualcuno e il loro successo induce sempre più imprenditori a occuparsene. Ed è così che all’orizzonte si affaccia il progetto di tre locali nuovi di zecca ispirati a quella che non è solo una valutazione dei metri quadri del locale destinato alle taverne ma soprattutto un modo di vivere la gioia della degustazione; una maniera di bere che si sta rivelando vincente.

La moda del micro

Siamo nel Kent, la regione nota soprattutto per Canterbury e la sua bella cattedrale gotica, una delle più antiche dell’intera Inghilterra, dove trovò la morte nel 1170 l’arcivescovo Thomas Becket. E che ispirò a Geoffrey Chaucer i famosi racconti omonimi. Ma oltre all’arte, alla storia e alla letteratura, ci sono le mele e il sidro, che sono pure molto importanti per gli abitanti del luogo e i turisti. E proprio i primi pare che preferiscano gustare i loro prodotti fermentati non al chiasso dei soliti pub, non al seguito dell’intrattenimento organizzato, bensì nell’intimità e nel tepore di un’atmosfera casereccia e calma. Nasce così il micro-pub, il locale che si caratterizza per le dimensioni ridotte e per la mancanza di qualsivoglia distrazione. La sua nascita si deve a molti fattori, fra cui anche la mancanza di grandi spazi e di fondi necessari a crearli e mantenerli ma soprattutto a un nuovo modo di pensare il bicchiere, incoraggiato dal desiderio di concentrarsi nella degustazione lenta e attenta di ciò che si sta bevendo.

Sidro e birra a prezzi contenuti

L’idea di fondo dei micro-pub è che sia arrivato il momento di ridare l’importanza dovuta al contenuto del bicchiere, alla bevanda pura e semplice, eliminando tutti i fronzoli fra cui anche la musica. Tanto spazio quindi al momento magico in cui si entra in una taverna, ci si siede e si chiude con le asprezze del quotidiano grazie alla bontà di una pinta di sidro. Il tempo si può trascorrere in compagnia, ma senza troppe distrazioni né trambusto. Grazie alla mancanza di quanto è definito “inutile”, anche i prezzi saranno più contenuti mentre la qualità dell’offerta resterà alta. Nei micro-pub ricchissimi saranno quindi i menù mentre si preannuncia esigente o quanto meno non impreparata la frequentazione. Sono questi i principi ai quali si ispireranno i tre nuovi locali in procinto di nascere: Four Candles, The Chapel (di cui abbiamo parlato qui) e un terzo per il quale il suo microimprenditore Lee Birch non ha ancora stabilito un nome. E nascono in luoghi che potrebbero sembrare rimediati ma che invece promettono interessanti atmosfere come ex macellerie seminterrate e vecchie cappelle in disuso.

Serena Patierno