La lotta degli scienziati alle credenze e alle superstizioni è inutile. La mente umana è profondamente legata all'irrazionale.
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BRISTOL (GRAN BRETAGNA) - È un'antichissima querelle
quella che oppone i sostenitori dell'uomo razionale agli assertori
dell'irrazionalità umana, ma il tema non è mai esaurito: le
argomentazioni e le apologie sembrano non essere in nessun caso
sufficienti. L'unica novità sembra essere che oggi, per decidere da che
parte si sta, non si va a leggere Cartesio né si consulta Pascal,
piuttosto si guarda con fiducia solo ai risultati della scienza. E
proprio dalla scienza arriva uno studio dello psicologo Bruce Hood,
della Bristol University, che dimostra la «naturalità dell'innaturale»,
anzi, l'esigenza dell'irrazionale, che agisce in ognuno fin
dall'infanzia.
RAGIONE O SENTIMENTO - Le credenze magiche e religiose
non sono una scomoda reminiscenza del passato dell'umanità. Inutile
credere di liberarsene associandole alle tribù primitive, all'infanzia
del pensiero, all'ignoranza o peggio alla follia. Sono invece - spiega
il professor Hood - parte integrante della nostra mente. «Credo sia
ottuso pensare che sia possibile indurre la gente ad abbandonare i
propri sistemi di credenze, e non c'è evidenza scientifica che tenga».
Le posizioni più intransigenti dei sostenitori dell'evoluzionismo, se si
vuol mantenere una ragionevole neutralità e libertà di pensiero, sono
alla fine controproducenti. Non è vero infatti che esistono persone
razionali e altre irrazionali, le prime progressiste e le altre
conservatrici e portate all'interpretazione religiosa del mondo. Ognuno
di noi, invece, ha in sé un corredo di irrazionalità - di cui la
religione non è che la cornice ideale - in cui sentimenti e istinti
giocano un ruolo di primo piano. È sufficiente pensare a tutte le
decisioni che ogni individuo si trova a dover compiere nel corso
dell'esistenza. Chi è pronto a sostenere di aver sempre preso la strada
più razionale, scagli la prima pietra: spesso è l'amore, o l'istinto, a
decidere nei momenti topici. Fra l'altro, non di rado si tratta di
meccanismi «vitali». L'approssimazione, ad esempio, ci protegge dai
pericoli che impongono risposte immediate, in cui una serie di calcoli
corretti sarebbe assolutamente controproducente.
ESPERIMENTI CONCLUSIVI? - Bruce Hood ha prodotto degli
esempi rivelatori: ad un gruppo di persone è stato chiesto di indossare
un normale cardigan in cambio di 10 sterline. Naturalmente le mani
alzate sono state la maggioranza. Poco dopo è stato rivelato che il
maglione era stato indossato da un famoso killer. Risultato: le mani
alzate si sono ritratte. Ma ogni giorno è fin troppo comune riscontrare
comportamenti di questo genere, dal pedone che fermo al semaforo decide
di attraversare col rosso quando vede che qualcun altro lo fa - effetto
gregge - fino agli studiatissimi e innumerevoli errori cognitivi, che
accomunano il comportamento e le scelte della maggior parte degli
individui. Impossibile tirare le somme? L'idea di un progresso del
pensiero coronato dalla conoscenza perfetta e totale dello scibile è
nata in compagnia del pensiero stesso. Ma la scienza è ricerca, per sua
natura rivoluzionaria, e proprio dalla scienza arriva puntualmente
l'impulso alla decostruzione. La tela di Penelope è ancora, di diritto,
un ottimo spunto di riflessione.
Serena Patierno
05 settembre 2006
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