mercoledì 12 dicembre 2012

La barba, il sidro e lo Steampunk

Tratto da Gusto Sidro

L’inizio dell’autunno coincide per molti con l’inizio della stagione del sidro. È l’epoca della raccolta delle mele, e quindi anche quella in cui ha inizio il lungo processo di sidrificazione. Che comincia con la pressatura dei frutti e finisce con l’invecchiamento della bevanda nelle botti. Ecco perché l’antica cantina Leonard Oakes, fondata dal nonno degli attuali proprietari e che sorge a Medina, nello stato di New York, ha scelto il primo settembre come data per celebrare il suo sidro con un originale evento: lo Steampunk festival, ideato non solo come lancio commerciale di un prodotto ma anche per condividere un retroscena culturale ben preciso.
Punk al vapore

Parliamo della cultura Steampunk, che si può riassumere con l’ormai classica definizione: “ciò che sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima”. Questo che oggi è un movimento piuttosto diffuso nato come genere letterario, è un mondo immaginario che colloca eventi, invenzioni e oggetti futuristici in un retroscena antico, per lo più vittoriano, in cui la scoperta della forza del vapore (steam in inglese) la fa da padrona e suggerisce gran parte del patrimonio di idee e immagini che lo costituiscono. Ci si può chiedere che cosa il sidro abbia a che fare con tutto questo e la risposta è: molto. Ma tutti i retroscena di questa storia così particolare ce li rivela chi nella Leonard Oakes winery (vineria e sidreria) ci lavora: Jerod Thurber, del clan familiare, che il sidro lo fa con le sue mani e si occupa anche di ideare e coordinare tutti gli eventi a esso connessi. Quello che subito ci racconta per illuminare uno scenario che a un primo approccio pare oscuro è che «la cultura Steampunk fonde essenzialmente due epoche, quella del futuro e quella del passato, per creare una realtà nuova e inedita, proprio come il sidro», che viene dal passato remoto ma che rappresenta, visti i trend di vendita, il futuro per il palato degli americani, e non solo. E il cui gusto può essere sempre reinventato.

Lo Steampunk che esalta il sidro

Il sidro: il sapore di una bevanda antichissima e ricca di tradizioni millenarie, una vecchia pressa a vapore e un matrimonio molto singolare. Si potrebbe riassumere così la nascita del festival di Medina, che ha esordito appena l’anno scorso, nel 2011. Quello di quest’anno, ci spiega Jerod entusiasta, è andato al di là delle aspettative: «Nel 2011, infatti, lo abbiamo organizzato in sole due settimane e siamo riusciti a raccogliere un centinaio di persone ma quest’anno, avendo il tempo di organizzare tutto meglio, abbiamo radunato ben 550 persone». L’idea di fare una festa in stile Steampunk nasce dalla duplice natura che questa fattoria, fondata da nonno Oakes, ha ravvisato nel sidro. Da una parte il passato e la tradizione, quella che, senza andare troppo lontano, vede il sidro risalente ai Padri fondatori che lo hanno trapiantato dalla Gran Bretagna fino agli Stati Uniti; e dall’altra il presente e il futuro del mercato americano in cui il nettare di mela va alla grande e la cui caratteristica principale è l’orientamento verso un sapore molto fruttato. Ecco perché il sidro con l’etichetta Steampunk racchiude un «forte e dolce aroma di frutta ma con un retrogusto amaro, aspro e un po’ eccentrico, proprio come piaceva agli inglesi». E poi c’è la vecchia pressa degli Oakes, funzionante proprio a vapore e che viene ancora conservata.

Come si svolge questo singolare festival del sidro?
«Quando abbiamo ideato il festival – spiega Jerod – volevamo essere certi che nessuno si potesse annoiare e che ci fosse sempre qualcosa di interessante da vedere o fare. Ecco allora vere e proprie vagonate di cibo, presentazioni di antichi mestieri come quello del fabbro o del produttore di lampade vecchio stile; musica, mercatini a tema, rappresentazioni teatrali, degustazione di birra e di sidro, proiezione di film legati alla cultura Steampunk, duelli con pistole finte e, ciliegina sulla torta, una gara di barba e baffi. E con questa ricetta abbiamo richiamato persone da ben 13 differenti stati, Canada incluso». Questa formula che include così tanto intrattenimento ha dato vita a una festa movimentata, senza sosta, dove le persone hanno scatenato la propria fantasia reinventandosi al passato e presentandosi in costume. Occhialoni stile aviatore con dettagli rigorosamente in vero cuoio, vestiti scuri per le donne, ricercati e più colorati per gli uomini che sfilavano orgogliosi del proprio frac, con il capo coperto da bombette dall’altezza sproporzionata. E poi corsetti di pelle nera, pizzi e scollature generose che mescolano il desiderio di anni Ottanta al rigore vittoriano continuamente spezzato e invaso dalle esigenze di un futuristico mondo in cui la praticità del vestire accorcia in modo solo apparentemente causale le gonne, che diventano strappate e piene di tasche e cinture. Per portare le armi, rese necessarie dal contatto con l’ignoto e l’alieno di un mondo già in relazione con altre galassie. Infine, tanta peluria. Vale a dire barba e baffi a volontà, da premiare con un concorso.

Perché una gara di barba e baffi?
«Molto semplice, perché la barba e i baffi sono un aspetto fondamentale dell’estetica dell’epoca Vittoriana. Nessun uomo adulto di allora ne era privo, era il loro gusto», e il contest celebra questo aspetto così anacronistico, che prevede anche «una vera e propria premiazione con tanto di trofei per la barba migliore, il baffo migliore, e un terzo riconoscimento per chi i peli in viso li mette finti», ma con classe. Il tutto, con tanto di giuria.

Pensate alla terza edizione del festival?
«Il successo dell’evento ci incoraggia a pensare che ogni primo giorno di settembre di ogni anno prossimo a venire si possa replicare questa bella esperienza. Noi continueremo a produrre idee per arricchire questo evento così eclettico che è perfetto per inaugurare la stagione del sidro. Secondo noi può diventare un po’ come la festa del vino novello, il 15 novembre!» (Vale a dire quello che da noi è San Martino, l’11 novembre, n.d.r.).

Come nasce l’amore per il sidro che ha spinto questa piccola azienda a lanciarsi con un’iniziativa così singolare?
«Le mele sono intorno a noi da tutta la vita. La famiglia Oakes, quella che ora porta avanti la fattoria dell’avo Leonard a cui è dedicata, per ben 4 generazioni ha coltivato mele. Certo non solo quelle ma 10 anni fa ci siamo lanciati e, assieme all’uva, abbiamo iniziato a piantare anche 11 vecchie varietà di mele da sidro inglesi proprio per ricollegarci alla tradizione e Jonathan, pronipote di Leonard Oakes, ha cominciato a sperimentare le tecniche, ad affinare i suoi strumenti, diventando grande esperto di fermentazione. L’idea di legare il sidro allo Steampunk nasce proprio da lui».
Tratto da Gusto Sidro

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